Staranzano, pur essendo un piccolo centro, può tuttavia vantare una lunga tradizione di produzioni sceniche, ormai quasi centenaria; infatti ben prima della nascita della nostra compagnia altri complessi filodrammatici si erano cimentati in loco, con alterne fortune, nella realizzazione di allestimenti teatrali. Cercheremo, qui di seguito, di tracciare un rapido e probabilmente lacunoso ricordo delle produzioni teatrali amatoriali che hanno preceduto la fondazione della nostra compagnia.

Gruppo filodrammatico staranzanese (1924-1942)

Risale all’estate del 1924 la costituzione di un primo gruppo filodrammatico staranzanese, che si riuniva presso il foladòr - ampia costruzione per il ricovero di prodotti agricoli - dell’azienda agricola Feruglio, ove si svolgevano le prove e che fu pure la sede del debutto. In quel frangente il gruppo portò sulla scena L’ospite di Natale, un atto drammatico di Federico Luigi Galli (l’autore e le sue opere sono, nel frattempo, cadute nell’oblìo più totale). Fu poi la volta de La piccina, tre atti di Dario Niccodemi, l’autore drammatico più in voga a quei tempi.

Data la scarsità di nuove vocazioni attoriali e la mancanza di locali per prove e rappresentazioni, l’originario Gruppo filodrammatico staranzanese confluì, nel 1928, nella sezione filodrammatica monfalconese del Opera Nazionale Dopolavoro. Il repertorio del rinnovato sodalizio fu costituito in prevalenza da testi del già citato Niccodemi: La nemica; Scampolo; Prete Pero; La maestrina; Rifugio. Vennero rappresentati anche lavori di Gerolamo Rosetta (Romanticismo e I disonesti) e di Aldo De Benedetti (Due dozzine di rose scarlatte), oltre a numerose farse di autori anonimi, tra le quali La consegna è di russare e Il caporale e la serva.

Con l’incalzare degli eventi bellici, l’attività della filodrammatica man mano si rarefece, fino ad estinguersi del tutto nel corso del 1942; vennero rappresentati ancora altri due lavori: La valanga e Lo zio d’America, nella sala del Dopolavoro di Villaraspa, poi il sipario calò inesorabilmente.

Gruppo teatrale della GIAC (1941-1956)

Il gruppo Staranzanese della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) nel 1941 edificò un primo provvisorio palcoscenico in legno nel cortile della casa canonica; qui vennero rappresentati: Martiri moderni; I tre bravi; L’invidioso (vi recitò anche Sergio Cucut, allora dodicenne); L’oca; Flemmini e Frettini (non ci sono pervenuti i nomi degli autori di tali “capolavori”!). Considerato il buon successo di queste prime “recite”, nell’agosto del 1943 l’originaria struttura in legno venne sostituita da un più solido palcoscenico in muratura.

All’epoca il cosiddetto “teatro educativo cattolico” prevedeva la rigida separazione tra i sessi, per cui esistevano copioni con parti esclusivamente maschili e testi per messinscene tutte al femminile.

La nuova struttura muraria ospitò, nel corso degli anni: Il libro del professore di G. Ellero; Il piccolo parigino di A. P. Berton; Il povero, l’ozioso e il vagabondo di E. Basari; La danza della morte di G. Chiesa; Due nipoti un cavolo ed un cappello di C. Repossi; Vittoria, quattro a uno di G. Paolo; Credo di G. Maggio; La notte del vagabondo di G. Perico e la farsa Abbasso il frolloccone! di Vittorio Metz (tutti spettacoli di teatro maschile). Per il teatro femminile andarono in scena: Bambola in rosa di M. Raffaelli; Cuore di bimba di E. Amadio; Fiamma che consola di T. Bonalancia; Il ritratto dello zio Arcibaldo di G.M. Macchi; Il lume nella notte di E. Julitta; La sedicente pittrice (autore sconosciuto); I debiti per la moda (autore sconosciuto); La vendetta della zingara di G. Simonato; Genoveffa di A. de Ghislimberti; Cercasi marito per Cleonice di G. G. Granata e i monologhi Il medico condotto e Miss mai-mai.

Dal 1952 si ebbe, finalmente, il via libera per messinscene “promiscue”; venne quindi portata sul palco La finestrella di Momo di Ideo Righi.

Sull’onda di tale copiosissima produzione, nella seconda metà degli anni ‘50 si progettò la costruzione della sala teatrale San Pio X che ancora oggi, seppur trasformata e ridotta in capienza rispetto all’edificio originale, continua ad ospitare numerosi spettacoli. Paradossalmente la sala Pio Ics, come venne subito affettuosamente ribattezzato il nuovo teatro, ebbe modo di ospitare solo l’ultima fatica del gruppo teatrale femminile di Azione Cattolica: Frivolezza di Luigi Dal Fabbro. Poi il rosso sipario della bella sala si chiuse sul teatro, per far posto a rappresentazioni cinematografiche di terza scelta…

Gruppo filodrammatico “Renata Moimas” (1950-1958)

Nel 1950, sotto l’egida dell’ENAL, venne fondato un nuovo gruppo filodrammatico, intitolato a Renata Moimas. Ne furono promotori alcuni vecchi componenti del preesistente Gruppo filodrammatico Staranzanese, integrati da una folta componente di giovani.

Nel biennio 1951-52 vennero proposti i seguenti lavori: Argento vivo di Silvio Zambaldi; Il nostro prossimo di Alfredo Testoni; La fidanzata di Cesare di Silvio Zambaldi e Questi ragazzi di Gherardo Gherardi.

Poco dopo entrò a far parte della compagnia il dottor Lucio Corbatto, uomo di grande cultura, che, in qualità di regista, determinò un notevole salto qualitativo nelle future messinscene del Gruppo. Sotto la sua conduzione artistica vennero allestiti i seguenti lavori: L’illustre concittadino di Indro Montanelli; Carol o l’irraggiungibile di William Somerset Maugham, che raccolse ottime critiche e Non c’è regola ahimè di Achille Saitta, in cui Sergio Cucut recitò nei panni del protagonista.

Furono rappresentati ancora: Se no i xe mati no li volemo di Gino Rocca; I veleni non fanno male di Carlo Marcello Rietmann; Salita all’inferno di Ezio D’Errico.

Nel 1958, con La fortuna si diverte di Athos Setti, l’attività del Gruppo filodrammatico Renata Moimas si concluse.

Compagnia teatrale “I dieci” (1971-1972)

Breve ma feconda vita ebbe l’esperienza della compagnia denominata, dal numero dei suoi componenti, I dieci. Mario Biasiol, poi interprete di molti lavori della Corbatto, era uno dei dieci amici fondatori. Due soltanto i lavori rappresentati: La locandiera di Carlo Goldoni (nel 1971) e Il Persiano di Tito Maccio Plauto (nel 1972). La Compagnia organizzò pure, nella sala teatrale intitolata a San Pio X, il Primo trofeo regionale d’arte drammatica Bobolàr di Staranzano - Bagolaro (Celtis Australis) secolare che si erge al centro della piazza di Staranzano e che è il simbolo araldico del Comune - (riservato alle compagnie dilettanti), che purtroppo rimase senza seguito.

Tale rassegna venne chiusa, fuori concorso, dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con Bilora e Il parlamento de Ruzante di Angelo Beolco, autore veneto del Cinquecento. Alla fine il noto attore teatrale Giulio Bosetti, assieme al direttore dello Stabile Sergio D'Osmo e al presidente avv. Botteri, premiò le compagnie partecipanti.